domenica 8 marzo 2009

Sussistenza

L'altra sera, mi hanno portato in un pub dove facevano musica dal vivo.
D'un tratto mi sono ritrovato in Italia: gran casino, un sacco di gente, molti in piedi, tutti con una birra in mano (ovvio), cappa di fumo dominante su di noi.
Nel caos della serata, incontriamo un uomo di cui non saprei più descrivere la fisionomia. Un uomo comunque più che adulto, avrà avuto 60 anni, vestito in maniera umile, con dei capelli un po' fuori posto. Le persone che mi avevano portato al pub lo conoscevano: era un filosofo. Forse dovrei dire Prof. di Filosofia, ma a domanda ha risposto appunto Philosopher, marcando il fatto di non sentirsi un Professore.

Parlando del più e del meno (lui ogni tanto buttava lì qualche parola italiana) non so come siamo passati a parlare di argomenti più complessi. Stavamo parlando di musica (quella dal vivo, appunto) e poi siamo cascati a parlare di vita. Io ero al secondo bicchiere di birra a stomaco vuoto e con alle spalle diverse ore stancanti di lavoro. Il locale era pieno di fumo di sigaretta e qualche sigaro. C'era un po' di casino ma si parlava ancora bene. Ed il filosofo butta lì un distinguo parlando di aborto e di inizio della vita. Rispondo che sono ancora confuso sull'argomento e mal sopporto chi dice di saperla lunga, a riguardo. Esprimo un concetto, apertamente scientifico, che non condivido necessariamente ma che credo sempre vada menzionato quando si parla di aborto ed inizio della vita: un embrione fecondato, senza 9 mesi di gravidanza (dunque di mamma), non è niente. Il tipo rimane un po' disturbato dalla ruvidezza del concetto ed il discorso continua sull'eutanasia, dove ugualmente si pone il problema di "fino a dove arrivare".

Da un punto di vista religioso, e dunque cattolico nel mio caso italico, c'è una incongruenza di fondo splendidamente illustrata da Serafino Massoni su Youtube dal titolo Il sondino fantasma: a quale scopo accanirsi con l'alimentazione terapeutica su un corpo incapace di vivere, dal momento in cui cristianamente parlando la vita è solo un passaggio (una valle di lacrime) verso il paradiso? E poi per quale motivo un uso sfacciato della conoscenza scientifica, quando questa stessa conoscenza viene poi rigettata quando fa comodo, impastandola con una morale divina?
Lontani da questi concetti, chiedo quale sia il punto di vista filosofico col quale affrontare una questione così spinosa. Il tipo si fa serio, spara alcune parole in tedesco, e poi mi dice: sussistenza. La chiave di lettura è la sussistenza.

Sono rimasto zitto per qualche minuto, pensando e bevendo birra. Sussistenza, un concetto pieno e chiaro. Condivisibile.
Ci ho pensato sù. E ci sto ancora pensando sù...

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