Come tutti coloro che lavorano ad una distanza ragionevole da casa, prima degli ultimi due anni e mezzo ignoravo completamente la massa di persone che usano il treno per andare a lavoro, come ne ignoravo le difficoltà. Prendere almeno 2 treni al giorno per andare e tornare da lavoro nella maggior parte della nostra nazione oggi è fattibile, ma solo se si mettono in conto due fattori: 1, una spesa di molto superiore a quanto ricevuto; 2, la più completa assenza di fretta Accettare questi due punti vi permetterà di affrontare serenamente la vostra condizione, quella di chi non compra un servizio, ma paga un riscatto.
Un esempio significativo è legato alla gestione degli orari. Con questo, non voglio riferirmi al fatto che i treni non arrivino mai in orario. Né che la comunicazione dei ritardi sia rigorosamente sbagliata, tipicamente mistificata secondo trucchetti da seconda elementare, se non a volta completamente omessa. Mi riferisco invece al più semplice e caratteristico aspetto legato a chi corre che se no perde il treno: la gestione dell'ora.
In tutte le stazioni è possibile trovare un numero molto elevato di orologi che scandiscono il tempo, spesso legati al tabellone degli arrivi e delle partenze. Per chi deve prendere un treno, l'ora esatta è un fattore chiave: determina se prendi o no il treno, 1 o 0, sì o no. E' un sistema binario senza mezzi termini: non si può prendere “abbastanza” il treno. Ora, un banale controllo degli orologi di una stazione qualsiasi vi confermerà che non fanno tutti lo stesso orario. Gli orologi all'interno delle stazioni italiane non sono sincronizzati, ma oscillano intorno a 5 minuti (escludendo la stazione di Firenze Rifredi, dove per l'ora usano il pendolino di Maurizio Mosca).
Similmente, gli orari fra stazione e stazione non coincidono (questo è un test molto facile se fate il pendolare). In altre parole, un treno che parte da una stazione arriverà ad una altra stazione che, all'istante della partenza, faceva un'altra ora (domanda da un milione di dollari: quanto tempo ha impiegato il treno a fare il viaggio?). Figuratevi la scena dall'alto: un fiume di treni che si muove da una stazione all'altra in tutta il territorio nazionale, trovando orologi con orari diversi. Si capisce che il ritardo cronico dei treni non è un fattore chiave, anzi è l'arrotondamento, la scossa di assestamento che regge l'edificio, che rende anzi il processo affidabile.
Ma il meglio deve ancora venire: perché in realtà i treni non partono da una stazione quando gli orologi- che so?!- del binario dove si trovano segnano la sua ora, bensì quando l'orologio del capotreno segna la sua ora. Questa ennesima variante (senz'altro dire, incredibile) introduce un ulteriore elemento: due stazioni con orari diversi sono collegate fra loro da un treno che parte seguendo l'orario di un terzo elemento che viaggia col treno stesso. Se Einstein fosse rimasto in Italia più a lungo, il suo Principio di relatività speciale sarebbe certamente stato partorito con anni di anticipo. Tralasciando il fatto che come per le stazioni, ogni capotreno ha necessariamente al polso un orario differente, quest'ultimo fattore diventa cruciale perché se il capotreno non considera l'orario della stazione in cui si trova, un treno in orario può addirittura partire prima!!! Questa eventualità a me è successa già due volte, con treni partiti almeno 2 minuti prima del necessario, secondo l'analisi degli orologi della stazione di partenza.
Nella mentalità di chi il treno lo prende una volta ogni tanto, 2 o 5 minuti non contano nulla. Chi viaggia saltuariamente, avverte il viaggio come un evento, non come una norma. Similmente, chi prende la macchina per andare a lavoro non sopporta l'idea di farsi anche solo 5 minuti di coda ogni giorno, mentre chi prendesse la macchina una volta l'anno non se ne renderebbe neanche conto (senza considerare che per 5 minuti di coda, non è che perdete la macchina e dovete aspettare la prossima!)
In conclusione, anche laddove il treno non porti ritardo, la situazione appare come segue:
in una stazione, ad un certo punto, un treno parte.
Un esempio significativo è legato alla gestione degli orari. Con questo, non voglio riferirmi al fatto che i treni non arrivino mai in orario. Né che la comunicazione dei ritardi sia rigorosamente sbagliata, tipicamente mistificata secondo trucchetti da seconda elementare, se non a volta completamente omessa. Mi riferisco invece al più semplice e caratteristico aspetto legato a chi corre che se no perde il treno: la gestione dell'ora.
In tutte le stazioni è possibile trovare un numero molto elevato di orologi che scandiscono il tempo, spesso legati al tabellone degli arrivi e delle partenze. Per chi deve prendere un treno, l'ora esatta è un fattore chiave: determina se prendi o no il treno, 1 o 0, sì o no. E' un sistema binario senza mezzi termini: non si può prendere “abbastanza” il treno. Ora, un banale controllo degli orologi di una stazione qualsiasi vi confermerà che non fanno tutti lo stesso orario. Gli orologi all'interno delle stazioni italiane non sono sincronizzati, ma oscillano intorno a 5 minuti (escludendo la stazione di Firenze Rifredi, dove per l'ora usano il pendolino di Maurizio Mosca).
Similmente, gli orari fra stazione e stazione non coincidono (questo è un test molto facile se fate il pendolare). In altre parole, un treno che parte da una stazione arriverà ad una altra stazione che, all'istante della partenza, faceva un'altra ora (domanda da un milione di dollari: quanto tempo ha impiegato il treno a fare il viaggio?). Figuratevi la scena dall'alto: un fiume di treni che si muove da una stazione all'altra in tutta il territorio nazionale, trovando orologi con orari diversi. Si capisce che il ritardo cronico dei treni non è un fattore chiave, anzi è l'arrotondamento, la scossa di assestamento che regge l'edificio, che rende anzi il processo affidabile.
Ma il meglio deve ancora venire: perché in realtà i treni non partono da una stazione quando gli orologi- che so?!- del binario dove si trovano segnano la sua ora, bensì quando l'orologio del capotreno segna la sua ora. Questa ennesima variante (senz'altro dire, incredibile) introduce un ulteriore elemento: due stazioni con orari diversi sono collegate fra loro da un treno che parte seguendo l'orario di un terzo elemento che viaggia col treno stesso. Se Einstein fosse rimasto in Italia più a lungo, il suo Principio di relatività speciale sarebbe certamente stato partorito con anni di anticipo. Tralasciando il fatto che come per le stazioni, ogni capotreno ha necessariamente al polso un orario differente, quest'ultimo fattore diventa cruciale perché se il capotreno non considera l'orario della stazione in cui si trova, un treno in orario può addirittura partire prima!!! Questa eventualità a me è successa già due volte, con treni partiti almeno 2 minuti prima del necessario, secondo l'analisi degli orologi della stazione di partenza.
Nella mentalità di chi il treno lo prende una volta ogni tanto, 2 o 5 minuti non contano nulla. Chi viaggia saltuariamente, avverte il viaggio come un evento, non come una norma. Similmente, chi prende la macchina per andare a lavoro non sopporta l'idea di farsi anche solo 5 minuti di coda ogni giorno, mentre chi prendesse la macchina una volta l'anno non se ne renderebbe neanche conto (senza considerare che per 5 minuti di coda, non è che perdete la macchina e dovete aspettare la prossima!)
In conclusione, anche laddove il treno non porti ritardo, la situazione appare come segue:
in una stazione, ad un certo punto, un treno parte.