domenica 1 marzo 2009

La più lunga settimana della mia vita

Così passa anche la mia terza settimana qui in Germania. Il tempo sta volando via.
Eppure, certi avvenimenti, di cui certo non posso parlare in questo blog, hanno fatto di questa settimana una delle più lunghe settimane della mia vita.

I miei tempi di lavoro sono sprofondati ad un livello vergognoso. Rimango in laboratorio una media di 12 ore al giorno, con punte massime di 14 ore. Il laboratorio è una specie di grande casa dove ragazzi della mia età (all'incirca) gravitano dalle 7 alle 23 la sera. Ci trovi sempre qualcuno a qualsiasi ora. La cosa più bella penso sia l'assoluta indipendenza che spetta ad ogni studente, messo in conto che la parola cooperazione rimane sempre un punto fermo. Uno come me, qui, rischierebbe davvero di passare il 70% del proprio tempo a lavorare (o forse, se avessi tempi molto lunghi ed una veduta più ampia, alla fine mi organizzerei come tutti gli altri).

Ho avuto modo di farmi chiarire alcuni concetti monetari. Qui un dottorando prende 2000 euro al mese, stipendio pieno. Purtroppo, c'è un colpo di mano. Praticamente sempre, capita che il dottorato sia pagato part-time quindi i soldi che arrivano in tasca al dottorando sono la metà, 1000 euro. Questo però li rende liberi di andarsene a pranzo (e mi spiega come mai l'affollamento della mattina al pomeriggio si è già sostanzialmente estinto). Questo non significa che non lavorino: chi è più lento, non si sa organizzare, o semplicemente fa solo questo nella vita alla fine ci rimane tutto il giorno; ma chi si organizza, rimane metà giornata e poi "ci si". Anche qui molti fanno il doppio lavoro, se possono, ma non c'è alcuno scandalo in questo: nella giornata ci sono 24 ore ed ognuno fa quello che può. Un post doc, invece, riceve davvero 2000 euro (o anche di più a seconda di chi lo paga). Come è normale, un dottorato rimane un progetto a più ampio raggio, mentre per il post-doc si va ad innaffiare le piante del proprio giardino: difficilmente, se non siete Stati Uniti, Australia o Canada darete un post-doc a qualcuno che non è del vostro orticello. A meno che il luogo di ricerca dove siete sia così grande e ben finanziato che, anche nella vecchia Europa, non conta la nazionalità.

Sono stato ad un meeting che si proponeva di lanciare un progetto sulla produzione di idrogeno con cianobatteri. I finanziamenti stanno finendo e i ricercatori cercano di fare la conta. Dopo tanti discorsi, il punto finale è rimasto quello: ognuno deve trovarsi i finanziamenti a casa sua. Poi, scientificamente parlando, ci si ritrova e si crea una rete di persone che lavorano nello stesso campo. Vedi mai che fra anni si riesca ad avere una rete di contatti così forte da proporsi per un progetto tutti insieme. L'Italia, in questo gioco, è col culo per terra. Se non ci danno due lire ore si finisce nel fosso. Più che altro sarebbe carino che poi venissero a controllare che si fosse fatto bene il lavoro, così magari si crea un meccanismo ciclico che prevede la soddisfazione sia di chi paga che di chi lavora. In questo momento, più che altro, i finanziamenti in Italia sono del tipo: ti dò due lire e non mi rompi più i coglioni (questo lo Stato, perchè il piccolo privato viene a vedere che cosa fai, ma finanzia così poco che diventa solo una rottura che venga a controllare!).

A seguire del meeting, una deliziosa cena in un ristorante italiano (Il piccolo principe), dove alcuni superboss chiacchieravano fra loro per fare conoscenza e formare questo "gruppo". Io, in un angolo del tavolo, ero opportuno in mezzo ai superboss (circa 10 + me) come i camerieri russi che servivano cibo italiano in salsa tedesca (se siete italiani, state alla larga da ogni ristorante italo-tedesco, sarà deprimente). Ovviamente, la mia presenza era subordinata a quella dei miei attuali 2 supervisori (quello italiano e quello tedesco). I superboss parlavano di scienza (in tedesco, in inglese o chissà cos'altro). Uno ad un certo punto si è girato verso di me e mi ha chiesto: "Ma per aumentare la produzione di idrogeno, cosa pensi di fare?". Benché abbia le mie idee a riguardo, il timore di dire una grande vaccata mi ha costretto ad una risposta generica. La cosa deve avermi svalutato parecchio perchè la domanda seguente è stata: "Insomma, com'è sta birra?".

Ad ogni modo, manco a dirlo, a fine cena si parlava solo di argomenti triviali (suppongo anche di donne, ma non saprei dirlo) (tra l'altro sospetto che uno davanti a me fosse gay, quindi forse per rispetto a lui che avrebbe parlato di uomini, s'è parlato solo di calcio) (e se ve lo state chiedendo, sì beh sono stato zitto anche quando parlavano di calcio; forse era meglio quando parlavano di scienza...).

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