venerdì 26 settembre 2008

Qual'è il posto degli stupidi?

Volando alto (insomma, ben al di sopra delle leggi razziali di Hitler), sto cominciando a chiedermi quale posto ha, nella società odierna, chi è stupido?

Non mi riferisco a chi, per causa genetica o tragico incidente , ha subìto purtroppo una percentuale di invalidità: è assolutamente corretto, da parte di una società matura, riconoscere a queste persone un sostegno, quando e dove sia possibile, che gli permetta di vivere decorosamente.

La domanda che mi pongo interessa piuttosto quella amplissima fascia di persone che (a) non sanno di essere stupide oppure (b) pretendono di svolgere una mansione superiore alle loro capacità.
La questione è spinosa in quanto, la Scienza e la Storia ci insegnano, i diritti si conquistano e non spettano per diritto. In altre parole: se sei arrivato fino ad una certa posizione nella società è perchè te la sei conquistata (non indaghiamo come) ed è quindi "giusto" (o almeno ovvio) che quella posizione la svolga tu. Una derivazione della legge del più forte.

Una rapida occhiata in giro, nell'Italia feudo-oligarchica di oggi, mi fa presente che gli stupidi hanno assunto a volte un ruolo chiave: sono prestanome di società offshore, fantocci a capo di aziende che devono fallire (o non fare concorrenza), cretini messi a bada di una situazione che non deve svilupparsi in altra direzione se non quella in cui si trova (insomma generalemente non migliorare). Solo in quest'ultimo caso, dunque, la vera natura del cretino si può correttamente sfruttare.

In tutti gli altri casi (milioni di casi) la situazione è controversa ed ha delle forti ricadute umane. Dopo una superficiale riflessione, ho concluso che nella nostra società la loro funzione sociale è duplice:
1) far sentire intelligente chi crede di esserlo;
2) creare lavoro.

Nel primo caso, è ovvio che la stupidità degli altri crea non solo dibattito fra chi si sente superiore, ma anche un senso di orgoglio per non essere "come quel cretino". Certo, è innegabile sostenere che nessuno si può considerare intelligente a priori, dunque in questo caso le disparità che si creano con gli stupidi non sono del tutto sostenibili.
Nel secondo caso, la catasta di casini che nascono dall'azione anche banale di un cretino creano un numero incredibile di cose da fare per ripristinare la situazione iniziale. Purtroppo, questa evenienza risulta ininfluente solo per chi non ha niente da fare. Ne consegue che è assolutamente motivato (e dunque "giusto") l'odio di quelli che hanno da fare verso i cretini che gli si parano davanti.

Ma in una società eticamente giusta (dunque al 90% ideale) quale ruolo dovrebbero avere?

Non oso addentrarmi in tali fumosi pensieri, in quanto potrei finire rapidamente nella categoria di quelli che sto cercando di descrivere.
Semmai vi voleste gettare in queste riflessioni, non vi sfugga mai, però, il delizioso dialogo a due creato da Luciano De Crescenzo:

A- Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono pieni di certezze, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi!
B- Ne sei proprio sicuro?
A- Non ho alcun dubbio.

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