lunedì 12 maggio 2008

Etichettatrici automatiche vendesi

Mi trovo spesso a parlare con persone di ogni età e portafoglio di Grillo, di Travaglio e di mala-politica. Mi capita sia con persone che hanno solo la tv e la stampa come mezzo di informazione che con persone che si cercano le notizie su internet da soli. In queste discussioni, quasi sempre mi trovo a dover difendere delle tesi che sono poi le stesse di Grillo o Travaglio e quando accade, sempre la mia posizione viene sintetizzata in un ismo (Sei un grillista! Sei un travaglista!) di facile individazione.
Questa conseguenza è davvero sgradevole perchè se c'è una cosa che mi infastidisce è che il mio pensiero possa essere ridotto all'interno di un movimento, di essere ricondotto, per comodo, ad un gruppo di riferimento. Devi sempre schierarti per qualcuno. Devi portare una bandiera, devi avere un colore.

Questa semplificazione però a me va stretta.
Se io sono d'accordo con ciò che dice Travaglio, non sono un travaglista. Sono uno che crede che chi è condannato per mafia non mi debba rappresentare.
Se Grillo attacca l'informazione ed io penso che faccia bene, non sono un grillino. Sono uno che pensa che l'informazione faccia schifo e sia manipolata.

Sentirmi ridotto all'interno di un movimento mi dà l'orticaria. Significa che non c'è più spazio per le teste indipendenti, per i battitori liberi.
Io non voglio far parte di un movimento, non voglio maschere, non voglio eticchette, voglio riconoscermi in me stesso. Non sono in cerca di guru e di santi a cui delegare le mie idee. Al massimo posso condividere le idee di qualcun'altro ma questo non significa che io diventi il suo seguace. Sto con il portatore di certe idee fino a che le porta, non sto con lui tout-court.
E' come se dire ad una ragazza che è carina equivalga ad una promessa di matrimonio.

Fenomeni come quello di Sgarbi ad Annozero sono esemplari.
O pensi che Travaglio è un comunista oppure sei un giustizialista come lui.
La scena culturale è così ridotta all'osso che alle persone comuni non resta che tifare qualcuno, come allo stadio, senza più potersi schierare dalla parte degli argomenti.
Mi viene in mente Non chiederci la parola, una bellissima poesia di Montale (Ossi di seppia, 1925).
In un periodo storico carico di conflitti, quello fra le due guerre, di fronte al fascismo de "l'uomo che se ne va sicuro/agli altri ed a se stesso amico" lui rispondeva dicendo:
"Codesto solo oggi possiamo dirti./Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo".

Se proprio mi devo schierare, io voglio stare dalla parte dei fatti, delle idee concrete, della trasparenza. A me del portabandiera non frega niente.

1 commento:

Laions ha detto...

Ciccio, ti sei accorto anche tu che nelle foto dai 26 ai 27 anni il tuo volto si è allargato di almeno 5cm? Meno chiacchiere e più movimento, perdio. Altrimenti ai 32 sei come Ferrara. E a giudicare da un tuo post precedente, non devi esserne particolarmente contento..