sabato 17 ottobre 2009

Il Fatto Quotidiano, effetti collaterali

Ricordo chiaramente Sabina Guzzanti ad Annozero (anni fa, forse era la prima edizione), comunque da Santoro, sostenere un punto di vista del tutto condivisibile, qualcosa che suonava come: "Molta gente programmi come questi non li guarda neanche più perchè non sopporta di ascoltare come vanno le cose, sapendo che poi non può fare niente".

Nonostante questo condivisibile punto di vista, mi sono abbonato a Il Fatto Quotidiano. L'ho fatto dopo molto tempo che ci giravo attorno. Ho seguito il lancio dall'inizio e mi sono sempre chiesto se facessi bene. Il punto è che quel target di persone di cui faccio parte, che non accende la tv da 10 anni, le informazioni già le cerca indipendentemente dai media tradizionali, quindi perchè spendere soldi veri (poi neanche tanti, a dirla tutta) per qualcosa che ho già? Una domanda affatto scontata per la mia "generazione mille euro".

Alla fine mi sono abbonato, e l'ho fatto per 2 motivi principali:
(1) finanziando il progetto di mettere su carta tutta una serie di autori di cui ti puoi fidare, che leggi e cerchi in rete, covi la speranza di inoculare il virus a tutta quella fetta di persone che il tuo lavoro di ricerca non lo fa, ovvero non si smazza a cercare su internet;
(2) e qui si arriva alla "generazione mille euro", avere comodamente a casa consegnato il giornale dove ci sono buona parte delle notizie che cercavi, riduce notevolmente lo sforzo di cercartele da te. Una comodità. Per i liberi cercatori, una perdita. Che, ci siamo imborghesiti? Suppongo che i linuxiani che hanno visto nascere Ubuntu sotto i loro occhi senza poterci fare niente abbiano avuto lo stesso prurito.

Ora, il problema principale di leggere tutte assieme le notizie su Il Fatto, è che si genera un effetto collaterale indesiderato (a pensarci scontato) e che prima cercavo di interpretare con la Guzzanti. Ovvero, leggendo un'Italia nuova, tolto il velo (o meglio lo strato di plexiglass alto 10 centimetri) che la realtà mediatica ha posto fra noi e la realtà reale, fra noi ed il senso delle parole, fra noi ed il buon senso, ti arriva una botta incredibile. Un colpo che stordisce e che alla fine, se non si fa attenzione, ti può nauseare.

Perchè la realtà di fondo non cambia, ovvero l'assoluta impotenza di fondo rimane la stessa.

Il mio giudizio finale è certamente quello che il Fatto Quotidiano vada letto, anche se con cautela. Perchè impone, alla fine, di prendere atto della situazione. Non si può più dire: "Io non sapevo". Leggerlo è come prendere la pillola rossa. Dopo non c'è scampo: o vieni spinto moralmente ancora più in basso o diventi qualcosa d'altro.

E su quest'ultimo punto, tornerei in futuro...

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