martedì 28 aprile 2009

La rivincita del perdente

Sono oramai alla fine del mio periodo tedesco e sto iniziando a tirare le somme di questo mio incredibile periodo. L'ultimo aggettivo vi fa capire che le cose sono andate bene.
Sinceramente, ero venuto qui con la speranza di aprire diverse porte e trovarci dentro qualcosa o, al massimo, non trovarci nulla ma sentire di avere le carte per poterle riempire.

Dato che le ultime parole sono solitamente quelle che restano più impresse, comincerò in questo post a parlare dei difetti e delle mancanze che qui ho trovato.

Qui manca il caos. Non lo dico in maniera tendenziosa, manca davvero.
Cosa implica questo? Per farla breve, implica che molto spesso quando tutto va bene si è impreparati all'arrivo di un problema. Non avendo da tanto tempo le antenne alzate, prima di capire cosa accade e poi proporre una soluzione passa un po' di tempo.
Questo problema logistico, però, non mi interessa granchè. L'atteggiamento comunque spartano di un certo tipo di "tedeschitudine" non si formalizza quando c'è da rimboccarsi le maniche. In caso di problemi quindi possono avere degli iniziali rallentamenti, ma poi si riprendono e rimettono in gioco la loro proverbiale efficienza.

Quello che umanamente mi interessa molto di più e mi secca ancora di più è quell'atteggiamento di superiorità che può instaurarsi in qualche ben pensante quando si parla di italiani (tra l'altro per i benpensanti dovrebbero venire comunque da noi, dove in panchina lasciamo i professori emeriti).
Uno dei luoghi comuni più forti (e difficilmente sradicabili) è appunto quello dell'italiano mafioso, che si lamenta, che non lavora (ultimamente è tornato anche razzista). Dalla sua, il tedesco benpensante si sente migliore, perchè lui certe cose non ce l'ha, figurarsi!

Il problema sta nel fatto che il tedesco, per non avere la mafia al governo o avere i tram che funzionano non è che faccia molto. Certo, la società ha i suoi meccanismi, ma è appunto questo il fatto: il cittadino è un meccanismo. Se "alcune" cose funzionano non è merito suo. Semplicemente non accadono. Gli italiani negli ultimi 20 anni sono scesi in piazza a manifestare il loro dissenso in ogni forma, organizzano associazioni di ogni genere per tutelarsi dato che lo stato centrale non lo fa. Alla fine di questo si lamentano, non prima. Perchè che ci lamentiamo è vero, come è vero che ce n'è motivo.

Questo atteggiamento mi ricorda quelli di Firenze che si vantano di abitare nella città più bella del mondo declamando tutti gli altri agglomerati urbani sparsi per la terra delle merde fumanti quando, in tutta la loro vita, non hanno mai mosso un dito per contribuire a farla bella: come se il Rinascimento fosse opera loro.

Questo atteggiamento superiore ce l'hanno in molti all'estero rispetto a noi e, sinceramente, non è difficile capire perchè: l'italianità che ho visto qui è comunque esclusivamente relegata al cibo ed alla mafia. Punto.

Ma, dall'altra parte, a me rimane fisso in testa un dubbio:
io, se proprio dovessi andare orgoglioso di qualcosa, lo sarei di qualcosa che ho fatto io. No?

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