lunedì 10 novembre 2008

Le riviste che leggo nel cesso

C'è un verso di una canzone di Caparezza che individua perfettamente il target di certe riviste, quelle- appunto- che si leggono nel cesso. A tutti gli effetti, Vanity Fair fa parte di questo affatto invidiabile gruppo.

L'afflusso costante di questa rivista in casa mia è dovuto a una questione di natura affettiva: ce lo porta la mia convivente. Fortunatamente, accanto a lei c'è un contraddittorio (ormai esasperato) come il mio, perchè non oso immaginare a cosa possa portare il martellante messaggio subliminale che emana da quelle pagine plastificate (anzi lo so, al nano da giardino al comando). Indubbiamente, chi compra quella rivista lo fa senza avere intenzione di essere informata di argomenti politici. Eppure, grazie a penne "autorevoli" come Mentana, Lerner, Bignardi e Dell'Arti, fra un gossip e l'altro si riesce a trattare la realtà in maniera così falsamente superficiale, che certi concetti "pelosi" e niente affatto chiari passano con successo. Nessuno poi ci bada davvero, perchè tanto è un giornale che leggi così, niente di serio. Intanto però qualche ideuzza del kaiser ti è entrata in testa. Ed alla fine ne sarai contagiato, se non hai gli anticorpi necessari.

Ad esempio, leggendo della porcata Alitalia, il pelosissimo Mentana riusciva con naturalezza a giustificare, dopo tre o quattro silenziosissimi giri della morte, il salvataggio all'italiana "con ogni mezzo" perchè altrimenti, nell'Italia ricca di paesaggi, opere d'arte e buon cibo nessun turista sarebbe più riuscito ad arrivare. Come se tutte le compagnie aeree del mondo, avendo un mercato italiano come quello descritto da Mentana, non ci si buttassero a capofitto. Beh, questo a meno che Alitalia non constringa ogni suo cliente a fermarsi da noi contro la sua volontà.

Della Bignardi non voglio neanche parlare.

Lerner, invece, è interessante. Se Mentana studia il vocabolario per trovare le parole giuste a far quadrare i conti del capo, Lerner rappresenta la sinistra veltroniana alla perfezione. Recita la parte di quello che dà credito a Berlusconi (perchè non gli si può dare sempre contro, altrimenti sei un dipietrista), criticando solo alcune conclusive conseguenze delle sue varie decisioni barbariche. Alle orecchie dell'elettore confuso del centrosinistra odierno, le sue parole seguono una certa logica e gli danno sostegno e motivo di credere in qualcosa. Ad un osservatore del tutto disilluso quale sono ormai diventato, ricorda il fantastico personaggio inventato dal sempre geniale Antonio Albanese: lo scultore di fumo.

Il meglio, indubbiamente, è Dell'Arti. Infatti, è così meno noto ai più che si deve far conoscere: in fin dei conti, se Carlo Rossella ha fatto carriera falsificando la copertina di Panorama, tutto è possibile (aggiunse i capelli in copertina alla capa calva di Berlusconi, fotografato di spalle in un aula di tribunale mentre puntava il dito contro i giudici del processo SME)(per chi lo volesse sapere, in seguito è diventato direttore del TG5 per 3 anni ed ora è Presidente della Medusa film di proprietà del gruppo Fininvest). Dell'Arti, dicevamo, è infatti un falsificatore impagabile. Dà il contentino a certe verità, citandole in mezzo al testo, confezionando il "panino" con un incipit ed una conclusione che minimizzano ciò che di vero (e molto brutto) c'è nel mezzo. L'ultima che ricordo riguarda la Gelmini, nella quale dice brevemente (nel mezzo) che spara a casaccio nel mucchio e non è meritocratica, ma poi la condisce con una serie di numeri confusi e di considerazioni marginali su cui è invece prodigo di parole (almeno 50 volte di più). Il bello è constatare che tutt'attorno alle sue parole prive di capo e coda c'è una corona di foto colorate ed addirittura un fumetto che distolgono l'attenzione del lettore (il lettore da cesso, appunto) per niente intenzionato a capire quando le cose salgono oltre un certo livello di difficoltà. Gli resterà la sensazione di non aver capito, che la questione è più complessa di come la fanno in piazza, che c'è qualcuno che ha valide ragioni per contrastare le facili parole dei soliti studenti senza voglia di fare nulla, rimanendo nel limbo ancora più saldamente di come era prima, se non aveva ancora sviluppato un'opinione.

Fra i tanti "giornalisti", dovrebbe stupirmi che ci sia Pino Corrias, uno di quelli che spesso dice pane al pane e vino al vino. Ovviamente, i suoi sono trafiletti e non paginate come quelle concesse ai suddetti. Ma non mi stupisce perchè, fra i pochissimi che dicono chiaramente certe cose, Corrias è anche uno di quelli che, se ogni tanto può dare una martellata del tutto gratuita a Grillo o Di Pietro, la dà volentieri. Il chè, su Vanity Fair, non fa mai male...

Il meglio del "giornale" l'ho visto oggi: un riquadro coloratissimo, nel quale si snocciolavano numeri accattivanti di uno studio americano. La morale di questo studio era che l'abbassamento dell'1% nel tasso di occupazione (che da altre parti si chiamerebbe recessione, e non è affatto colorata ma grigia) comportava una riduzione sia del consumo delle sigarette che del rischio di obesità, aumentando addirittura l'attività fisica. Insomma tutti in recessione allegramente! Yeah!

P.S. Per chi si chiedesse perchè diamine dovrei continuare a sfogliare questa rivista, rispondo che riesce perfettamente nell'intento per cui la leggo...

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