domenica 7 settembre 2008

Ristoranti: I 4 leoni (ma uno più leone degli altri)

Come il Tg5 ci insegna, un modo semplice per sopravvivere nell'Italia di oggi è quello di parlare di uno degli aspetti più caratterizzanti del nostro paese e della nostra storia: il cibo.
E' dunque con un pizzico di invidia per non averci pensato prima che apro con il post di oggi una nuova piccola rubrica che è quella dei Ristoranti a Firenze, per dare un ugualmente piccola personale impressione di come e dove si mangia bene in città e dintorni.

Ieri sera, ad esempio, vagando per il centro in motorino con Cristina siamo passati per Piazza della passera (famosa piazza triangolare nel centro di Firenze nella zona oltrarno, dietro piazza Pitti). In questa microscopica piazzetta si affaccia il ristorante "I 4 leoni", un ristorante piuttosto turistico che offre, in degli interni confortevoli con luce soffusa e su tovaglie di stoffa, un menù tipicamente toscano, senza scadere nel semplice crostino ai fegatini e negli affettati misti.

Attorno ai tavoli, foto con star di tutto il mondo (pesco a memoria: Sting, De Niro, Anthony Kiedis etc..).
A chi è di Firenze non consiglio di andare: troverete piatti che avrete già mangiato da qualche zia o da vostra madre e che non tollererete pagare. Ad ogni modo, i prezzi (primi 8-10 euro, secondi 10-15 euro), sono ben presentati, ben fatti e davvero buoni, dolci compresi. Ci spenderete una 50 euro in due per un pasto normale, vino escluso.
Personalmente ho mangiato il Peposo più buono della mia vita.

La cosa più spassosa, che meritava il post, è stato il cameriere.
Sebbene tradisse nell'atteggiamento non essere toscano, non aveva alcuna inflessione nella voce. Era un ragazzone (dovrei dire un uomo) di 35 anni.
Non appena ci sediamo, assistiamo ad una scena di inglese maccheronico eccezionale. Il ragazzo, imbarazzato, butta lì che lui però conosce bene il francese ("Non è che adesso io sono un cretino che viene qui e..."). In cuor mio, penso che sia abbastanza sorprendente considerato il tipo di ristorante, ma non mi formalizzo. Il meglio doveva ancora arrivare con la nuova coppia che sarebbe giunta di lì a poco.
Era la classica coppia che Caparezza ribattezzerebbe fatta da "un uomo di mezza età, con la sua metà che ne ha meno della sua metà".
Si siedono e chiedono, dopo qualche minuto, come è il pesce.
Il cameriere risponde: "Mah... il pesce, qui a Firenze..."
Piuttosto stupito, il tipo continua a cercare, anche se con un dubbio nello sguardo.
Trovato un piatto di carne, chiede dunque che gli portino una bella bisteccona alla brace.
Dopo un po' torna il cameriere con una bistecca bellissima, alta almeno due dita, cotta meravigliosamente e dall'aspetto davvero invitante, anche per me che non sono un amante del genere.
Passa qualche minuto ed il tipo chiede qualcosa che non capisco, al quale il cameriere risponde: "No guardi a me la carne così mi fa proprio senso, non la mangio mai".
Segue rumore assordante di una mosca...

Finito il secondo, la coppia chiede di vedere i dolci. Alla ingenua domanda: "Come sono i vostri dolci?", l'amico cameriere risponde: "Ah beh, io non li ho mai mangiati".
Nella sala, putroppo, di italiani siamo solo noi oltre alla coppia interessata e nessuno può davvero apprezzare la performance del tipo. Ma il meglio doveva ancora venire.
Desiderando comunque un dolce, se ne fanno portare uno e chiedono subito un caffè.
Il cameriere, con l'aria di quello che la sa lunga, risponde: "No guardi, qui il caffè lo fanno con la macchinetta da 24, non è buono. Lo prenda pure al bar qui davanti che è meglio".
Il tizio di mezza età, sbalordito ma ostinato, chiede comunque che gli venga servito, allora il cameriere, senza batter ciglio, risponde: "No guardi che fa proprio CACARE!".
Mitico.

Non appena la coppia se ne va, mentre noi stiamo mangiando un dolce (cioccolato e pere: squisito), il cameriere si ferma a prendere un'ordinazione con una coppia americana di due donne con le quali tenta disperatamente di discutere, soprattutto perchè una delle due sta leggendo interamente il menù ed è alla ricerca di qualcosa di cui capisca il significato (il menù era in italiano).
Così, nella conversazione, il tipo si sbottona un po' e confessa di non essere di lì: "Sono di Agrigento- dice- e lavorare a Firenze è una gran fatica: in una città vecchia come Firenze non è per niente facile lavorare...".
Chapeau.

1 commento:

Calanta ha detto...

ahahhah, ci sono stata anche io, pensa che mi ci portarono degli amici spagnoli che avevano già prenotato dalla Spagna..Però il mitico cameriere non ce l'ho trovato, altrimenti sai che teatrino!!
Ricominci a cantare quest'anno?[per la serie: mi faccio un po' gli affari tuoi]
Ciao Ciao.