giovedì 17 luglio 2008

Omossesualità, adozioni ed il senso della diversità

Mi riaffaccio nel mio spazio personale per parlare di un argomento su cui i più non concorderanno (come dire: a che serve un blog?). Prendo spunto da una discussione familiare nella quale non ho trovato grandi condivisioni al mio punto di vista. Non che questo sia un problema: l'importante è che ci si confronti e che ci si voglia confrontare. Parlare sinceramente. Credo che solo così nasca il rispetto, non certo stando zitti e coltivando ognuno le proprie convinzioni (o riunendosi con degli sconosciuti davanti ad un Maestro, un Sacerdote o Chissà Chi per mandare a memoria i valori di qualcun'altro).
Faccio tutto questo preambolo perché l'argomento di cui vorrei parlare è proprio “accettare il diverso” (mi rendo conto che non sono questi i tempi giusti per parlarne, è probabile che mi mandino l'esercito a casa per obbligarmi a rinnegare ciò che affermo).
In campo biologico (che è quello in cui faccio finta di lavorare), la diversità è un bene preziosissimo. Lo studio di come la vita abbia potuto svilupparsi in miliardi di anni creando milioni di forme diverse è davvero affascinante e fa capire come alla base di tutte queste forme il bisogno di sopravvivenza sia l'unico vero motore trainante che le rende tutte uguali e, paradossalmente, le ha “obbligate” ad essere così diverse. Si comprende come l'intero ecosistema sia retto dalle interdipendenze che si sono create fra esseri diversi, sfruttando le caratteristiche gli uni degli altri.

L'argomento del dibattimento erano gli omosessuali e le adozioni. Per come la vedo io, il concetto di normalità è assolutamente condizionato dal tempo e dal luogo. Per prendere un esempio forte, che con gli omosessuali non ha ovviamente niente a che vedere, al tempo dei Romani quella che noi chiamiamo pedofilia era assolutamente normale. Si pensa che Cesare abbia avuto rapporti sessuali con molti più bambini che con donne. Questo, nella loro società, era accettato e per il bambino questa selezione non era avvertita come punitiva, ma addirittura elettiva. Ai giorni nostri un ragionamento del genere farebbe solo rabbrividire. E fa rabbrividire anche me, ma non mi stupisce che sia nata e cresciuta una società che avvertiva la quotidianità diversamente da come io la vivo.
Trovo che l'omossessualità, come per migliaia di altre cose, risponda perfettamente allo stesso ragionamento. Io non vedo alcun motivo per cui una coppia omosessuale (uomo-uomo o donna-donna) non possa sposarsi ed adottare dei figli. E questo per un solo semplicissimo motivo. Abbiamo milioni di esempi che testimoniano che una famiglia “eterosessuale” non garantisce né la serenità né la felicità di un bambino. Una famiglia creata da una maschio ed una femmina non ha alcun valore aggiunto “di natura”: rimanere incinta è piuttosto semplice, è essere un buon genitore che è difficile. Qualsiasi sbandato può mettere incinta una donna. Qualsiasi donna può avere un figlio. Non c'è alcun valore nell'essere eterosessuale. L'amore, la responsabilità, il rispetto sono valori che creano un contesto adatto alla crescita di un bambino.
La famiglia eterosessuale classica è statisticamente la famiglia atipica, anche in Italia. Non mi voglio riferire semplicemente al fatto che una coppia divorzia ed i figli possono crescere con due genitori (eterosessuali) che magari si odiano per anni, ma anche al banalissimo caso di un genitore che viene a mancare (o vengono a mancare entrambi) ed il bambino di 3 anni è cresciuto dalla nonna o dalla zia single. Quante persone conosciamo che hanno avuto una vita come questa? In quanti casi potreste dire che l'eterosessualità era di per sé un valore che ha garantito una crescita sana secondi i principi odierni? Quante altre volte avete notato che era piuttosto l'affetto e la fermezza dell'adulto a garantire la corretta crescita del bambino? Se abbiamo milioni di esempi di cosa può accadere ad un bambino quando cresce in una famiglia eterosessuale non è vero altrettanto per una coppia omosessuale. Solo quando avremo altrettanti esempi ed avremo constatato l'impossibilità biologica che una persona possa essere cresciuta in modo sano da una coppia omosessuale, allora sarà certo. Prima di allora ci sarà solo il pregiudizio e la para-filosofia.
Giustamente, le repliche che mi sono state rivolte parlavano del rapporto madre-figlio, fondamentale quando quest'ultimo è molto piccolo (la figura rigida tipicamente maschile è ormai abbastanza accettato possa essere svolta anche da una madre nel caso di padre remissivo) (e questo “ribaltamento” delle parti non ha portato a psicosi nei bambini). È dunque un fatto incontestabile che nel caso di una coppia babbo-babbo mancherebbe il rapporto madre-figlio/a. In questo caso è molto probabile che il bambino/a che cresce possa essere diverso/a.
Il problema della nostra mentalità è che diverso ha un connotato negativo. Diverso significa ripugnante, inaffidabile, insicuro, brutto, in certi casi inaccettabile. Bambine cresciute in assenza di una figura maschile non necessariamente diventano lesbiche. Al contrario, è assodato che bambine che crescono in assenza di una figura maschile, dove però la figura femminile coltiva un rapporto conflittuale con l'altro sesso, dovuto magari a maltrattamenti o ad un divorzio particolarmente pesante, hanno una probabilità molto più elevata di avere cattivi rapporti con i maschi quando saranno adulte.
Sono convinto che il rispetto delle diversità, il senso della responsabilità, l'umiltà e l'amore valgano molto più della sessualità per crescere un figlio (tra l'altro, tutti valori a cui Gesù si rifaceva, al contrario della Chiesa).
Il diverso mi spaventa solo in due casi: quando non lo conosco e quando non porta con sé i valori sopracitati.

Ad ogni modo, questo problema in Italia non è di alcun interesse. La nostra vena “cristiana” ci impedisce anche solo di accettare gli omossessuali in quanto tali, figuriamoci di affidargli un figlio. Da noi l'omossessuale è davvero purtroppo solo “un frocio”. E questo, onestamente, è davvero l'unico motivo per cui non sarebbe opportuno affidargli un figlio.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dici, adottiamo un omosessuale? Senza sposarci, però...

Piota ha detto...

Beh, come non condividere? Sicuramente appoggio in pieno l'affermazione sulle figlie di separate. Ho avuto un rapporto di 7 anni con una di quella categoria e confermo che aver avuto un po' più di padre, forse le avrebbe fatto un gran bene. Perchè non due....?
Io sarei l'ultimo a dover affrontare l'argomento froceria, in quanto non riesco a disgiungere l'unione mentale da quella fisica, ma so che è un problema mio, non loro. Da omaccione peloso quale sono, nonostante mi ci sforzi, non vedo come sia possibile separare le due cose. In ogni caso, sarei perfettamente d'accordo a legalizzare sia le unioni, sia le adozioni gay. Per il semplice motivo che, due persone che si sono battute con le unghie e con i denti per stare insieme, mentre i normali gli sputavano addosso sentenze di ogni genere (e non solo!), credo siano legate da un collante molto ma molto più resistente di quello che lega la maggior parte delle coppie. Si, si, siete tutti felici, poi ne riparliamo quando non c'è più alcun rapporto sessuale e vi trovate di fronte a vostra moglie/marito.... con tutti i suoi adorabili difettucci.
Mi sono convinto di questo l'estate scorsa, nella mia settimana stile Robinson Crusoe sull'isola di capraia. Davanti alla mia tenda c'era una coppia di austriaci (o tedeschi) omosessuale, con un bambino piccolo (4 anni mi pare di ricordare). Sicuramente si trattava di un vedovo o di uno con l'affidamento per chissà quale motivo, che si era messo con un'altro tenendosi proprio figlio. Eh già... molti omosessuali si scoprono in età adulta... chi ha orecchie per intendere, intenda. Comunque, quel bambino mi sembrava felicissimo, a passeggiare per la mano con i suoi due padri e a farci il bagno insieme. Beh, era felice, non l'ho mai visto col muso lungo. Non basta forse questo?

P.S. Mommetta, ma perchè non ti fai un blog tutto tuo? Magari un blog per mettere in luce che la vita ha anche dei colori e delle cose di cui non lamentarsi... Magari così vi controbilanciate. (^o^)

Anonimo ha detto...

Caro Piota, io sono una donna in carriera con una casa, un compagno (!!) e un TopoVolante da mantenere, mica ho tempo per scrivere quanto è bella la vita, io me la vivo!! Se solo il Doc J riuscisse a prenderla un po' più serenamente...

Anonimo ha detto...

Facendo la seria..
DocJ, sai che come al solito la penso come te, ci rifacciamo a delle osservazioni che pochi altri hanno voglia di fare e/o comprendere, più per pigrizia che per convinzione. Abbiamo tutti paura del diverso, fino a quando il diveso non diventa famigliare. A quel punto non fa più paura, e non lo si percepisce più come diverso, è più difficile scriverlo che farlo. L'unico punto su cui vorrei riflettere sono i tempi: trovo giusto che gli omosessuali possano adottare i figli (figuriamoci sposarsi!) ma credo che la nostra società non sia ancora pronta per questo passo. Un paese in cui, in assenza di calcio, lo sport preferito è dare fuoco ai campi nomadi, non si merita la felicità che può dare una famiglia gay.

Dktr Jpn ha detto...

Sono felice di constatare che qualcuno sia rimasto colpito dalle mie riflessioni, positivamente s'intende. Ad ogni modo, per rispondere a Piota, la mia visione del mondo non è negativa. E' la visione di un ottimista che non riesce ad arrendersi. Se davvero trovassi che tutto è inutile, non ne scriverei...