venerdì 27 giugno 2008

Irlanda atto finale

La conferenza a cui sto partecipando finira' oggi e questo e' l'ultimo giorno che posso abusare della linea internet dell'Universita' di Galway.
Ieri sera c'e' stata la serata di gala (alla quale io ero vestito come un 16enne). Con mia enorme sorpresa, molto piu' divertente di quanto potessi sospettare. Ad un certo punto e' arrivata anche una super-orchestra che ha fatto ballare le ginocchia cigolanti di alcuni prof (ai miei occhi lodevoli per questo) ma soprattutto di parecchi studenti.
Al di la' dei risultati scientifici o delle condizioni lavorative, questi momenti sono davvero eccezionali per fare un punto, tirare qualche somma e darsi modo di collocarsi opportunamente, nello spazio e nel tempo delle nostre vite. E' incredibile, ad esempio, scoprire come non ci sia davvero alcuna differenza fra le persone che vivono in paesi diversi. Alcuni aspetti sono cosi' radicati nella natura umana che si sviluppano autonomamente, a prescindere dal luogo. I sentimenti sono sempre i soliti, magari vengono manifestati in momenti e modi differenti, ma sono proprio quelli. Non c'è niente di realmente nuovo o diverso. Un pò come una partita a carte: magari gara dopo gara, il mix che hai in mano cambia, ma le carte sono sempre uguali.
Un altro aspetto entusiasmante e' la babele delle lingue che ritrovi. Ieri sera ero ad un tavolo con un ricercatore giapponese, i miei 2 colleghi italiani, 3 israeliani ed 1 portoghese. Ognuno parlava una lingua diversa dalla sua per poter comunicare con gli altri.
Il giapponese non ha fatto altro che ridere tutta la sera. Rideva troppo. Rideva gia' prima che qualcuno dicesse qualcosa, aveva il colpo in canna. Ho sospettato fosse una tattica sociale per poi carpire qualche segreto scientifico al mio capo al terzo bicchiere di bianco. Avevo ragione.
Con i 3 israeliani e la portoghese ero "abbastanza" coetaneo e mi sono fatto qualche risata in piu'. Non avevo mai sentito parlare in ebraico, ha una sonorita' nuova per me. Mi e' sembrato un misto fra francese ed arabo. Anche il loro inglese, a tratti, suona come parlato da un francese. Ad ogni modo risultava estremamente affascinante, come affascinanti erano anche loro (almeno 2 su 3).
La portoghese, una bella ragazza di 40 anni (dovrei dire donna, dato che aveva anche un figlio di 14 anni, ma aveva un aspetto particolarmente gggiovane), aveva pero' un arma in piu' su tutti: non appena parlava nella sua lingua madre, anche se ti stava dicendo che il tuo alito sapeva di capra morta, aveva il potere di ammaliarti. Non so quanti di voi hanno avuto la fortuna di sentire parlare dal vivo il portoghese. Non credo di aver sentito niente di piu' sensuale. Ho passato la serata a farmi ripetere la parola Nacchere (lo strumento musicale) che era qualcosa tipo Castagnolas, la cui sonorita' era devastante. Se non vi sentite affascinanti abbastanza ed avete voglia di investire su voi stessi, imparate questa lingua.
Come mi capita ormai spesso, nonostante fossi fra i piu' giovani del gruppo non lo sembravo affatto. Fra me e l'israeliano di 32 anni avreste scommesso su di lui. Mi ha parlato davvero bene della vita nel deserto, dove vive lui. Un po' pallosa, magari, ma climaticamente parlando perfetta. Durante il giorno fa un gran caldo, 35-40 gradi, ma è particolarmente secco, non c'è umidità (é il deserto!). Non appena cala il sole, nel giro di un ora la temperatura scende vertiginosamente, un vento fresco arriva dal deserto (dove di notte può fare tranquillamente -4 °C) e basta aprire le finestre per sentirsi riavere. Esattamente l'opposto di quello che fai a Firenze per sopravvivere d'estate!
E' buffo pensare che ognuno di noi veniva da un clima particolarmente diverso da quello che ci ha accolto in Irlanda: la loro estate è fatta principalmente da pioggia, vento e freddo (mediamente 10 °C). Pensate che ho dovuto comprare una sciarpa!

In conclusione, mi rendo conto che l'esperienza umana è valsa più di tutto. E comincio a credere che sia in realtà l'unica che valga davvero: la scienza ha tempi molto molto lunghi prima di diventare tecnologia, disponibile per tutti. Quello che c'è nel mezzo, l'arco temporale di una vita, ci potrebbe anche far vivere un periodo molto stagnante, da quel punto di vista. Ma le diversità e le analogie umane no, hanno un tempo tutto loro. Magari una società ci mette secoli a cambiare, ma quando ci presentiamo al confine, con le nostre radici, è già lì, tutta diversa, che ti aspetta.

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