giovedì 12 giugno 2008

La domenica del villaggio

Nel post precedente, ero penetrato per la prima volta nei meandri dei nervosismi pre-saggio e nello spirito che lo caratterizza.
Poi Alessandro, venerabile Maestro della Loggia dei Cantanti, giunto al 33esimo grado di saggezza nella scala esoterica del cammino verso la luce (rappresentato probabilmente da un do di petto tenuto all'infinito) (che sia di Massimo Ranieri?), ha illuminato col semplice allungamento dell'indice una zona d'ombra dentro la quale non mi ero addentrato, una zona forse genitrice del post stesso: il giorno dopo il saggio.

La paura di fare la "cazzata" magicamente si trasforma nel dispiacere di non averla fatta più "grossa".

Questo, in estrema sintesi e con piena proprietà di lessico, è davvero lo spirito della domenica dopo il saggio, quella che lui ha definito "la domenica di Alberto", una domenica del villaggio all'incontrario (non ce ne voglia Leopardi).
Invece che filmarci mentre cantiamo, forse dovremmo filmarci appena dopo aver finito e rivederci l'anno seguente un attimo prima di salire sul palco: riguardare il nostro viso, scandagliare il nostro sguardo, il sorriso incerto e ricordarci cosa volevamo dire ("Mannaggia" è dato alla SNAI per 1.02 a 1).
Forse ci aiuterebbe a fare la cazzata più grossa ed a creare un feed-back positivo negli anni.

Più Alessandro mi insegna a cantare e più mi convinco che ci siano rapporti che mutano, certo, negli anni ma che restano vincolati ad una regola stringente, quella di non rispettare la proprietà commutativa.
In questo caso, più che mai, cambiando l'ordine degli addendi il risultato cambia. Credo sia per questo che certi sguardi, non appena scesi dal palco, Alessandro li riceverà sempre.

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